Le Storie
…li venne un enfiato sotto il braccio destro che di presente è grosso quanto un ovo…
Nelle lettere del Vicario di Firenzuola, lo spauracchio della peste si agita nel Mugello. Leggendole, traspare intenso il clima di paura che si diffondeva nei luoghi anche solo sospetti di contagio.
Illustrissimi Signori e Padroni Colendissimi
Ier mattina mi fu referto come nel Comune di Cornacchiaia luogo detto la Greta distante da questo castello più di un miglio si trovava in una casa due persone malate una delle quali haveva un gonfio sotto un braccio onde spedii a quella volta uno de mia ministri insieme con alcuni deputati quali trovorno che li malati erano
Domenico di Fabbrizio da Palazzuolo mugnaio della Pieve di Cornacchiaia
donna Caterina sua nipote ragazza d'anni tredici in circa
quale ragazza si ammalò mercoledì passato con gran dolore di capo et giovedì li venne un enfiato sotto il braccio destro che di presente è grosso quanto un ovo et ha febbre grandissima et si tiene per certo che ella sia spedita. Domenico si ammalò nel mulino domenica sera con febbre fredda et iersera li rimesse di nuovo et ha grandissimo dolore di capo. Et stante il timore che possa essere male di contagio per le cause infrascritte ho fatto metter le guardie attorno quella casa con rinchiudere la famiglia de malati che in tutto sono cinque et anco una famiglia che sale per la medesima scala se bene habita diverse stanze et separate perché li ragazzi di ambedue le famiglie hanno havuto pratica insieme, et alcune case vicine ho fatto precettare li habitatori che non eschino dal loro podere pena la vita. Stante che la ragazza ha tenuto il male addosso cinque giorni avanti si sappia e tra contadini sempre si va praticando, interrogato Domenico sopra più particolari per vedere se si poteva sapere la cagione di questo male si è ritratto che egli haveva la madre a Imola et havuta nova della sua malattia andò per vederla et trovò che era morta et per quanto dice sotterrata nella Chiesa di San Jacopo che sono tre settimane et egli facendo fagotto di molti panni lani et lini se li fece condurre fino a Piancaldoli a casa di un tal Giobatta di Baccio dove anco di presente sono et ieri fece quindici giorno arrivò a Cornacchiaia senza essersi portato cosa alcuna a casa di panni, ma solo sei pani di quello di Imola. Racconta haver inteso che sua madre hebbe male giorni quindici et il suo male essere stato flusso et mal mazzuccho.
Volevo mandare ad abruciare li panni condotti a Piancaldoli ma trovo che quel Giobatta habita nello Stato di Tosignano lontano a nostri confini due tiri d'archibugio in circa et però ho ordinato a Piancaldoli che vegghino di dirli che è bene abruciare detti panni et se esso volessi venire con sua famiglia in questo Stato lo lassino passare sino a nuovo mio ordine pretendendo che il più delle volte viene alla Messa a Piancaldoli o Giugnole villaggi di questo Stato e tanto più che a casa del medesimo venne un suo cognato di Imola in compagnia di Domenico et portò molte robbe sopra di una bestia. Farò stare vigilando se si scopra enfiati al detto Domenico o male in alcun altro per usare quelle diligenze che giudicherò opportune et in tanto starò attendendo quello che mi sarà sopra ciò ordinato dalle Signorie Loro Illustrissime alle quali darò prontamente ragguaglio se ci sarà novità alcuna. Et in tanto terrò alle porte del Castello le guardie acciò per qualche giorno quelli di Cornacchiaia non entrino et fra poco si doverà vedere l'esito del male di Domenico.
Quanto alla città di Imola tengo havviso per più strade che il male sia calmato, et che effettivamente li morti siano stati sotterrati nelle Chiese senza sospetto di contagio. Et con farli reverenzia li prego da Dio ogni bene.
Di Firenzuola 18 maggio 1632.
Simone Carducci Vicario.
Illustrissimi Signori e Padroni Colendissimi
Questo giorno ho scritto alle Signorie Loro Illustrissime et datoli nova dell'accidente occorso nel Comune di Cornacchiaia et perché questa sera è morto quel Domenico al quale doppo desinare si scoperse un carboncello nel petto et in capo a due hore morì et la sua nipote è morta questa sera. Ho risoluto di rinchiudere tutti tutti quelli di Cornacchiaia nel suo Comune et ho commesso agl'altri Comuni convicini che faccino le guardie acciò non eschino perché mi fa temere che questo Domenico fu la domenica passata alla Messa et ha praticato nel Comune e però giudico a proposito stare a vedere dove possa battere questo negozio. Trovo grandissime difficoltà in poter fare sotterrare questi morti et non posso haver persona che voglia. Con tutto ciò farò al meglio che potrò intanto ne do havviso per homo apposta alle Signorie Loro Illustrissime quali prego a darmi facultà di potere venire a castighi di fune in pubblico contro a chi non volesse stare ad obbedienza assicurandole che non mi moverò se non da cause giuste. Questi sono frutti della città di Imola dove è battezzato mal mazzuccho, et però di novo replico alle Signorie Loro Illustrissime che facci qualche diligenza a questi confini perché non passassero ne mercanzie ne genti. Starò attendendo gli ordini che mi daranno e non mancherò di usare quelle diligenze che giudicherò opportune et con baciarli le mani li prego da Dio ogni vero bene.
Di Firenzuola 18 maggio 1632.
Simone Carducci Vicario.
Illustrissimi Signori e Padroni Colendissimi
Subito che hebbi spedito il mandato apposta con dar conto alle Signorie Loro Illustrissime della morte di questo Domenico e sua nipote habitanti a Cornacchiaia mendai il mio cavaliere perché si procurasse di darli sepoltura et di fare quelle diligenze che si giudicheranno opportune. Mi riferì doppo molte difficoltà che trovò per poterli cavare di casa, haver fatto che la moglie di Domenico legasse il marito con una fune lunga da cinquanta braccia attaccandola all'altra con quella lontananza fu avvisata tirali uno per volta alla fossa fatta fonda più di tre braccia et assai larga et sopra e cadaveri fu gettato tre staia di calcina et poi ricoperti di terra sino al sommo della fossa con farla alla medesima donna ben calpestare t di novo riempire et doppo fatto fare buona catasta di legna grossa sopra della fossa e t datoli foco acciò quelle bracie rimanessero nella terra per purgare quel fetore.
Si fecero rinchiudere tutti li sospetti che erano stati in casa delli malati a visitarli che sono in numero di cinque in cinque case et stanno separati da quelli di sua famiglia se però non contrastano gli ordini. Si è fatto abruciare per la medesima donna tutti li panni et masseritie et per quello si è potuto cognoscere dalla sua prontezza ha portato ogni cosa al fuoco eccetto un poco di biancheria che era in una casa quale ha messo in bucato per assicurarsi maggiormente questa donna è molto ardita et si teme della sua fuga con pericolo vadia a Palazzuolo sua patria, et però li faccio tenere buone guardie et di presente con dua suoi figlioli si trova in una stanza contigua a dove morì il marito et nipote nella quale non vi era sospetto alcuno.
Procurai ancor io di tener celato per ogni buon rispetto che la voce del male non si spargesse come desideravano et accennano le Signorie Loro Illustrissime et a questo fine sebbene hebbi la nova il lunedì mattina indugiai a mandare il lunedì sera a vedere il tutto perché ci era mercato grosso di ogni sorte di genti. E' ben vero che spedii due segretamente alla casa acciò non lasciassero entrare ne uscire alcuno et se non seguiva la morte al certo non si sentiva rumore, ma questa s'ha pubblicato assai perché li comuni convicini hanno bisogno di guardarsi così sta con rumore non piccolo perchè Domenico fu alla Messa et praticò per il popolo tutta la domenica che poi la sera si messe a letto.
Quanto alle robbe che lasciò in quello di Tosignano a confini di Piancaldoli tengo havviso che sono state abruciate et quella famiglia è stata rinchiusa dal suo curato.
Ho dato conto al Signor Commissario di Pietramala di quanto mi ordinano et non mancherò di andare seco unito in tutte l'occorrenze per interesse di sanità si come non risparmierò me medesimo dove faccia bisogno per servire con ogni prontezza in questi negozi tanto importanti.
Mi trovo haver manda apposta un huomo con l'havviso alle Signorie Loro Illustrissime et anco haver rinchiuso genti povere mendiche molto sospette che no hanno cosa alcuna da vivere et io ho ordinato se li dia da mangiare per otto soldi il giorno per homo ma senza ordine delle Signorie Loro non sono rimborsato ne dell'uno ne dell'altro, che però le prego a dare quella resoluzione che li parrà giusta acciò il cancelliere del Vicariato sadisfaccia a qualche parte di speserelle che poi non ascenderanno a gran somma et la maggiore sarà la fune e calcina servita per seppellire i cadaveri. Questo è quanto mi occorre per adesso dire alle Signorie Loro Illustrissime alle quali darò conto di quanto alla giornata seguirà et li altri che rinserrati si ammaleranno et con baciarli le mani li prego da Dio di ogni vero bene.
Di Firenzuola 21 maggio 1632.
Simone Carducci Vicario.
Illustrissimi Signori e Padroni Colendissimi
Subito ricevuta la lettera delli 21 maggio stante delle Signorie Loro Illustrissime per la quale mi comandano che si metta le guardie alli confini dove possa venire genti et robbe dello Stato di Imola et che ne dia parte al Capitano della banda ovvero ad Officiali di quella, essendomi pervenuto tal ordine ier sera alli tardi che appunto questa mattina si faceva il mercato spedii al sergente da Monti giacchè non vi era altri Officiali acciò mettessi le guardie ne confini più sospetti siccome è stato eseguito et anco ne ho scritto al Signor Capitano Tondinelli, acciò sia del tutto informato.
Quanto ad Imola vado intendendo che molti de Principali lascino con tutta la famiglia la città ma però seguitano a chiamare le morti loro mal mazzuccho o perché moiono molto presto et fa un gran seguitare et questa fuga de Principali non mi da niente buon segno.
Nella casa dove quel Domenico da Cornacchia morto di presente lasciò li panni a confini di Piancaldoli in quello di Tosignano conforme a che li scrissi da principio è morta una donna in ventiquattro hore et chi dice sopra parto e chi di peste, ma la verità è che non l'hanno anco sotterrata e non ne trovano la strada et ella morì sino iermattina per quello mi è referto.
Delli rinchiusi per sospetto non ci è novità alcuna et la moglie di quel Domenico ha trovo che il suo marito ha riportati da Imola buon numero di testoni et si è talmente rallegrata perché seli sono messi nell'aceto et salvatoli, che credo, sarà ottimo rimedi perché non si ammalino et con grandissima franchigia ha durato tutte le fatiche in abruciare quanto era in casa, dove che avanti vedessi li testoni era sbigottita, et sbigottiva anco gli altri quando ci era occasione di persone che volessero accostarsi alla casa.
Mi trovo haver fatto fare qualche spesa come in mandare aposta a Firenze con lettera alle Signorie Loro Illustrissime, haver preso fune per sotterrare et strascicare li morti alla fossa, haver tolto calcina per gettarli sopra, haver fatto dare qualche poco da vivere alli poveri rinserrati ai quali bisognerà anco darne in avvenire ma però scarsamente et come li ho scritto per l'ultima mia desidero loro ordine di poter far pagare questo Camarlingo o ad altri dove piacesse alle Signorie Loro Illustrissime.
Non mancherò di significare come ho presentito che molti mercanti udito che solo Imola viene sospesa et prohibita che le mercanzie di quella non possono venire in questi Stati hanni fatto pensiero di far girare le mercanzie allo Stato di Bologna et haver fedi che venghino di Scaricalasino o Sassiglioni Castel del Rio per portarle a quello lazzeretto di Pietramala dove le Signorie Loro Illustrissime devono sapere che diligenze si faccia intorno alle mercanzie.
Et io per me non posso far di meno di non temere perché dentro a questo loco con polizza del Signor Commissario entra quantità di some di ogni sorte mercanzia. Et come può passare chi ha fede di Sassiglioni et Scaricalasino e Castel del Rio con balle dico alle Signorie Loro Illustrissime che è gettato via ogni guardia perché in quel paese con una lira mi da l'animo d'havere dieci fedi, et il Commissario mi scrive hoggi che ha ordine che ogni mercanzia che vada a lazzeretto deva venire liberamente, sicché a lunedì la prego a darmi qualche ordine come deva contenermi; perché non ho gusto di andar mal daccordo con altri ministri ma mi prema anco conservare la sanità in questo luogo per quanto arriveranno le mie forze aiutate dagli ordini et autorità delle Signorie Loro Illustrissime che è quanto mi occorre dire al presente alle Signorie Loro Illustrissime alle quali bacio le mani et prego da Dio ogni vero bene.
Di Firenzuola 24 maggio 1632.
Simone Carducci Vicario.
Illustrissimi Signori e Padroni Colendissimi
Iersera venne havviso come la moglie di quel Domenico morto a Cornacchiaia si sentiva male, et questa mattina vi ho mandato il mio Cavaliere quale ha visto che detta donna ha tre bubboni et sta molto male, si che si spera in breve sia per morirsi, et ha un bambino al petto di tre mesi et uno in casa di quattro anni et non altri che in vero mi sbigottisce l'havere da vedere una creatura morirsi dalla fame, et qui non ci è rimedio alcuno, mentre mora la madre et venendo il caso non trovo altro modo per farla seppellire che il cavare di queste carceri uno delli due becchini che ci stanno per le spese et che quando escono se li deve notificare il confino per anni cinque a Pisa et operare che il Camarlingo del Vicariato paghi lui le spese. Poiché non ci sarebbe mai verso a trovare chi volesse sottoporsi a fare il becchino et sopra questo prego le Signorie Loro Illustrissime per il presente latore a darmi qualche risposta, perché siamo vicino ad accadere il caso. Si trova qui a San Piero sopra Firenzuola un prete chiamato don Francesco rettore di detta Chiesa, homo che non ha nessuno, et riccho di ottomila scudi, ma avaro et per quello passa come usuraio e tiranno della povertà, et ha molti beni, dove et cappelle a Cornacchiaia sendo egli di quivi et fra l'altre una sua serva che tiene costassù è rinchiusa come sospetta et in ogni modo detto prete suol andare e tronare giornalmente non ostante che da me et da mio Cancelliere et deputati sia stato prohibito in voce et ieri non solo vi andò lui ma condusse seco un suo contadino quale questa notte ho fatto pigliare et si trova in segrete et anco questa mattina detto prete vi è ritorno et il mio Cancelliere havendovelo trovo diede ordine alle guardie che non lo lassassero partire do costassù cognoscendo che per la sua avidità vuol portare la peste nel Comune dove habita, ma lui subito partito il Cancelliere montò a cavallo et non ostante la forza delle guardie se ne tornò alla sua Chiesa. Ha molta robba nella casa di Cornacchiaia con la quale vole appestare se dura andarci molto popolo et massime che la serva rinchiusa è delle più sospette che habbiamo, sicché starò attendendo quello vorranno faccia tanto circa detto prete quanto al suo contadino carcerato.
Piglierei contro li disubbidienti qualche resoluzione pubblica se dalle Signorie Loro Illustrissime non me ne fusse stato accettato con scrivermi, che si faccia cattura delli trasgressori, formi processo et si mandi, ma non mancherò già dirli che quando alcuno di Cornacchiaia trasgredirà manderò adagio a farli catturare et metterli prigione perché non voglio se sia possibile accostare la peste al Castello con pericolo del mio proprio palazzo. Sebbene quando vedessi il bisogno per servire al Serenissimo Padrone et obbedire alle Signorie Loro Illustrissime non mancherò di espormi ad ogni pericolo.
Li ho scritto per più mie che qui non ci è ordine alcuno di pagare le spese che si fanno per li rinserrati et per chi more si come però mi è bisognato mandare aposta l'altra volta quando diedi havviso del male, et anco di presente per havere resoluzione se posso cavare uno di questi becchini per seppellire quella donna morendo che dubito non arrivi a domani sera. Però le prego a scrivermi di dove devono uscire havendo sino ad hora preso di mio, et commettermi sopra tutti li predetti particolari quello gli piacerà, che sono pronto ad eseguire et con baciarli le mani li prego da Dio ogni bene.
Di Firenzuola 27 maggio 1632.
Simone Carducci Vicario.
Illustrissimi Signori e Padroni Colendissimi
Questa notte è morta quella donna Costanza moglie di Domenico che portò il male a Cornacchiaia et è morto ancora il suo figliolo di quattro anni con quello lattante et tutti iersera alle ventitré hore erano vivi. Alla donna si sono visti quattro bubboni et un carboncello, al ragazzo maggiore due bubboni, al lattante non si è visto male alcuno. Stamattina si sono fatti seppellire nel Campo Santo con una fossa fonda più di tre braccia et assai largha et se li è gettato sopra tre staia di calcina et quando la fossa è stata coperta mezza vi si è portato i panni, legname da letto, casse et altro e datoli foco et poi sopra li braci fattoli gettare altra terra sino a che è venuta ripiena. Conforme alle resoluzione delle Signorie Loro Illustrissime si è cavato uno di quelli becchini che erano prigioni et doppo l'haver fatto quanto sopra si è messo in una stanza non infetta dove se li fa dare da vivere et vi stanno le guardie attorno perché vi si tengono ancora mediante certi rinserrati di molto sospetto.
Spero habbia da finire qui il male, se al voltar della luna non ci fosse novità et si va cercando di fare tutte quelle diligenze possibili perché non si dilati.
Quanto ad Imola segue tuttavia ad udirsi che ve ne moiano perché non vogliono confessare che sia mal cattivo.
Circa le tele che vengono al lazzaretto di Pietramala et che il Commissario pretende vadano per tutto con sua polizza obbedirò quando le Signorie Loro Illustrissime me lo comanderanno, ma sino ad altro ordine non le lascerò entrare in Firenzuola perché per quella via veggho il pericolo certo di questa Terra et Vicariato et occorrendo dirò quello ne sento, et quando mi occorre, et che ritraggo per molte vie, pure a loro toccha commandare et a me obbedire.
E peggio adesso che Imola tiene occulto il male et molti si assicurano ad andare che non hora quando il male vi fiocchava poiché allora la gente temeva ma hoggi ognuno ha fatto animo et non ha paura alcuna di andare dove sia sospetto massime per interesse di guadagno. Et le tele che vengono da Castel del Rio, Scaricalasino et Sassiglioni quasi tutte sono fabbricate in quello di Imola sebbene cercono di farle passare sotto nome di fabbricate in altro loco. Che è quanto mi occorre dire alle Signorie Loro Illustrissime alle quali bacio le mani et prego da Dio ogni vero bene.
Di Firenzuola 30 maggio 1632.
Simone Carducci Vicario.
Illustrissimi Signori e Padroni Colendissimi
Che il male ad Imola sia hormai scoperto per contagioso ne tengho havvisi certi da più bande , et non solo è dilatato nella città ma nel contado ancora sicché adesso cognosco essere tempo di haversi una buona cura.
Per interesse di questo loco et Vicariato mi occorre dirli che si fanno alcune tele quali dovriano essere bollate dal doganiere avanti si fabbrichino con vedere l'ordito et poi darli il bollo di piombo et queste devono et possono havere libera pratica ma non altrimenti sono viste ne ordite ne in altra maniera , et così da bolli a tutti quelli che ne vogliono non solo dal doganiere ma dalla guardia et così li mercanti attacchono li bolli alle forestiere et li introducono nel castello per fabbricate nello Stato et così hanno libera pratica non solo qui ma verso Firenzuola et tutto il Mugello senza far purga ne altro. Onde accortomi di questo inganno hoggi non ho volute che ne siano ammesse se non quelle ero sicuro che le povere donne havessero veramente da se fabbricata et le tele grosse benché bollate ho fatto ributtare con ordine che vadino al lazzeretto di Pietramala. Li bolli sono tanti et si tanta quantità sparsi che per me non ci veggho altro rimedio che afre andare al lazzeretto ogni tela eccetto il (…) che si fabbrica quivi et non altrove et così l'homo sarà sicuro che non nasca questa faccenda. Si fa stare vigilante anche il caporale del bargello perché a questi confini la gente sfugge le guardie et di già ne hanno catturati alcuni con bestie et robba de quali si manderà a suo tempo li processi et si starà attendendo se si devino vendere dette bestie et robbe come si è usato per il passato in simili catture et trasgressioni.
Circa Cornacchiaia non ci è novità alcuna di malati et quella casa restò finita come per altra mia li ho scritto et nel restante del Vicariato ci si gode perfetta sanità. Che quanto mi occorre dire alle Signorie Loro Illustrissime alla quali bacio le mani et prego da Dio ogni vero bene.
Di Firenzuola 31 maggio 1632.
Simone Carducci Vicario.
Illustrissimi Signori e Padroni Colendissimi
Questa sera venne havviso che in una delle case sospette a Cornacchiaia vi fusse una ragazza malata che subito spedii il mio Cavaliere quale la trovò che nella casa contigua a dove sono morti tutti gli altri, vi è una bambina di mesi dieci che ha tre carboncelli appunto sotto la poppa destra et seli scopersero ier sera et la madre mentre il Cavaliere si trovava quivi hebbe un poco di freddo segno che presto seli deva scoprire il male. Questa famiglia sono sei, tre homini, questa bambina la madre et un altra ragazza et sono stati rinchiusi ventiquattro giorni con le guardie attorno poiché furno giudicati da principio sospettosissimi et non ci fidammo che no uscissero fuora et però vi si sono tenute le guardie di continuo.
Per vedere se si possa salvare alcuno di questi et havendo una capanna vicino alla casa vi si è messo li huomini senza che portino nulla di casa et vengono guardati dalle medesime guardie che vi stanno oltre all'averli serrato l'uscio et dato ordine che hanno udito tutti che uscendo siano ammazzati, poiché dove erano solo vi è una stanza che sicuramente si potevano mettere tra li spediti se bene ci ho poca speranza.
Ad un tiro d'archibugio non vi è altre case che però mi giova credere possa fermare quivi il male et le guardie vi stanno ma è gran cosa haver da fare con contadini che poco credono e manco temono, poiché non vegghono che la peste porti l'insegna et anco non vegghono che l'homo habbia autorità di farli attaccare alla fune ad una quercia quando trasgrediscono incontinenti poiché al farli pigliare et darne conto et tenerli qui in prigione sino alla sua resoluzione come mi hanno ordinato non mi pare convenevole et questi gatti se ne sono accorti et poco temono le mie minacce et sono trascorsi a segno di fare quasi ogni sua voglie pubbliche, che se non mi fosse stato legato l'autorità di darli della fune quando sono trovi con trasgressione subito li haveri insegnato vivere, ma non ardirei uscire degl'ordini di Loro Signorie Illustrissime alle quali dico che mi guarderò il fare spropositi in castigare ma quando mai facessi qualche cosa che non piacessi et credessi di far bene non sarei il primo credo io che li Rettori di fuora che si sono trovati in questi frangenti quanto al bando mandato che ognuno, che la robba di lenzola et altro la manifesta fra tre giorni in Corte si mandò lunedì et io che son sul fatto ho preso resoluzione che quelli delli Comuni sospetti che vengono a notificarmi lenzola, panno et altre mercanzie subito si faccia precetto le portino al lazzeretto di Pietramala poiché vengo in questa maniera ad assicurarmi, che non ne conduchino giornalmente et dichino sia la medesima come seguì l'anno passato in più d'un loco et passati li tre giorni essendogliene trovato in casa restano in pena e non possono venire a notificare quello che non hanno come quando voleva far uno che diceva havere molte libbre di garzola et quando sentì si faceva il precetto per il lazzeretto si pentì come quello che non l'haveva ma sotto la notificazione voleva poterla introdurre. Se alle Loro Signorie Illustrissime pare di revocare questo mio pensiero le prego a farlo per il presente latore.
Si tratta quasi dell'impossibile ad impedire la pratica di Imola poiché questi mercanti troppo si sono internati et di questa settimana uno si è andato esportando teli alli confini in una casa dello Stato di Castel del Rio et sopra questo sendo passate lettere tra il Commissario di Castel del Rio et il mio Cancelliere et costaggiù hanno messo le guardie alla casa dove sono le tele et io ha fatto rinchiudere in casa quello che si dubita sia stato in detto luogo sebbene per ancora non habbiamo la certezza ma per l'indizi si teme per certo sia detto rinchiuso.
Questo Vicariato è tanto dedito alla mercatura di questi garzoli e panni che però molti si moveranno a far ricorso alle Signorie Loro Illustrissime che si usa strettezza parendoli aspro il non vedere ogni settimana il guadagno, ma credino a me che tute saranno gente interessate et comodo poiché li poveri adesso badono accudire le ricolte et non ricevono quel nocumento che farebbero di inverno quando non attendono ad altro che a filare.
Non giudicherei anco se non bene per qualche settimana levare il mercato poiché adesso è il pericolo si sparga il male sendoci sempre stata pratica con Imola quando lo battezzarono mal mazzuccho et venuta molta mercanzia sparsa hora per tutto il Vicariato.
Ho resoluto spedire aposta acciò voglino compiacersi di mandare qualche medicamento con l'ordine come devono applicarsi perché qua non ce né et si vede che de malati ce ne vuole con massime in quella casa, che è quanto mi occorre dire alle Signorie Loro Illustrissime alle quali bacio le mani et prego da Dio ogni vero bene.
Di Firenzuola 8 giugno 1632.
Simone Carducci Vicario.
Illustrissimi Signori e Padroni Colendissimi
Conforme all'ordine delle Signorie Loro Illustrissime mandai il mio Cavaliere a Marradi per ricevere quelli ordini che venissero dati dall'Illustrissimo Signor Magalotti Commissario Generale et così cercherò siano osservati per quanto sarà possibile.
Morì a Cornacchiaia quella ragazza che li havisai che haveva li carboncelli habitante alla casa contigua delli primi morti che però non mi fa temere di allargamento di male giacchè negl'altri rinchiusi e sospetti non si è ancora segnalata cosa alcuna. Questo è quanto posso significarle per haviso di queste parti et con baciarli le mani li prego da Dio ogni vero bene.
A Imola intendo le cose vadino male et particolarmente in luogo detto il Poggiolo del Vescovo fuora d'Imola poco vi fa assai progresso, et questi havisi li ho di loco buono et che le diligenze comandate dal Signor Magalotti spero doviamo esser liberi.
Di Firenzuola 15 giugno 1632.
Simone Carducci Vicario.
(ASF Ufficiali di Sanità 165)
Questa è l'ultima lettera del Vicario, l'epidemia stava lasciando definitivamente il Graducato.