Le Storie

…e vedutomi comparire il lunedì al tardi la mia somarina che haveva condotto detto mio figliolo con dette robe e non veduto esso mio figliolo mi cascorno le braccia…

Così dichiara al Vicario di Scarperia Dianora, vedova e madre di Pasquino Vettori trovato morto a Monte Giovi.

Addì 25 febbraio 1670.

Da Francesco d'Antonio Bellini Rettore di Campestri fu presentato un referto d'havere fino sotto li 24 detto trovato morto.

Pasquino di Pasquino Vettori in luogo detto a Monte Giovi e non si sapeva da chi sia stato ammazzato et referì per parola di donna Dianora madre di detto Pasquino defunto et come più e meglio del tenore che in atti numero 17.

Il Signor Vicario veduto sentito detta comparsa quella ammesse e ripose in atti e successivamente commesse a me Notaio infrascritto mi trasferissi al suddetto luogo dove si dice ritrovarsi il suddetto cadavere per farsi d'esso visita e recognizione e precettarsi la suddetta donna Dianora madre del defunto a comparire personalmente per subito a questa Corte a fine di esaminarla per informazione della Corte alla pena di scudi 25 et arbitrio mancando.

Addì 26 febbraio 1670.

Molto Illustrissimo Signor Vicario di Scarperia.

Comparisce avanti di Vostra Signoria Illustrissima donna Dianora di Pasquino Vettori del Popolo di Sant'Andrea a Barbiana Podesteria di Vicchio e li espone come martedì passato trovò Pasquino suo figliolo in Monte Giovi morto di molte ferite il quale tornava dalla Madonna del Sasso a vendere una soma di mele e vecchioni e l'istessa sera stette a veglia nelle Comunanze che si era fermato costì come era suo solito perchè andava a vedere una fanciulla in codesto loco.

Et in questo loco ci habita Giovanni Chioccioli e Jacopo suo genero e nell'istesso logo ci era a veglia Pagolo Santoni e Jacopo di Luigi Pesci.

Et io so certo che detto Pasquino non haveva nimicizie di sorte alcuna eccetto con i figlioli di un certo Guglia contadino del signor Palmieri il nome dei quali uno ha nome Martino e l'altro Goro e uno Bista tutti figli di detto Guglia e detto Martino era ancora a veglia in detto logo.

Addì 28 febbraio 1670.

Compare personalmente avanti precettata.

Donna Dianora vedova e moglie già di Pasquino Vettori del Popolo di Sant'Andrea a Barbiana per farseli constituto per informatione della Corte alla quale dato il giuramento si come giurò, factis, monita et.

D: Se della presente settimana gli sia occorso alcuno accidente.

R: Mi è stato morto Pasquino mio figliolo.

D: Che dica da chi, quando, in che luogo e per che causa con rappresentare quello sappia con ogni puntualità.

R: Domenica mattina prossima passata si partì in compagnia di Jacopo di Luigi dalla Sudera lavoratore del Signor Cavalier Falconieri et andorno alla Madonna del Sasso a vendere una soma di mele anzi un sacco e tre mine di vechioni e vedutomi comparire il lunedì al tardi la mia somarina che haveva condotto detto mio figliolo con dette robe e non veduto esso mio figliolo mi cascorno le braccia et io subito andai per la strada che va alla Madonna del Sasso et arrivai a casa di donna Maria di Francesco Santoni luogo detto Valigardino e gli domandai se haveva veduto Pasquino mio figliolo et essa mi rispose  che l'haveva veduto passare la domenica sera nel tornare da detta Madonna e  mi disse che voleva andare alla veglia alle Comunanze a casa di Giovannino (…)  dove dovette stare a veglia ancora Paolino figliolo di detta mia comare per questo mi disse detto Paolino martedì mattina perchè il lunedì sera lo pregai che volesse andare alle Comunanze per vedere se c'era detto mio figliolo e si trattenne ancor lui alla veglia e il martedì mattina tornò a casa di detta mia comare e detto Paolo mi disse che si erano partiti dalla veglia assieme con il mio figliolo e per strada si spartirono et ognuno di loro prese la strada per andarsene a casa, pregai detto Paolino che mi volesse insegnare la strada per i boschi per vedere se io ritrovavo detto mio figliolo in alcun luogo, venne detto Paolo e Maddalena sua sorella e doppo di haver camminato per il bosco più di un miglio questa fanciulletta vedde detto mio figliolo in terra alla qual nuova cascai in terra mi svenni e doppo di essere stata alquanto detto Paolino e questa fanciulletta quale mi disse che haveva veduto che detto mio figliolo haveva le tasche arrovesciate e che in terra vi era un fiasco in una sporta.

D: Se detto Paolino gli dicesse chi fusse a detta veglia.

R: Signor no.

D: Se detto Paolino gli dicesse che detto suo figliolo havesse hauto che dire con alcuno a detta veglia, per strada ancora.

R: Signor no.

D: Se sappia con chi detto suo figliolo facesse all'amore già che come dice era andato alla veglia.

R: Con la figliola di Giovannino dalle Comunanze che si chiama Menichina.

D: Se sappia che detto suo figliolo havesse alcuna inimicizia.

R: Sarà circa a un anno che haveva inimicizia et odio con tale Guglielmo detto Guglia contadino del Signor Palmieri luogo detto Pinetuzza e con Martino e Goro sua figlioli perchè questi havevano in casa loro una nocentina e detto mio figliolo ci andava a fare all'amore, et altro figliolo di detto Guglia che si chiama Batta circa un anno fa mi trovò nel Borgo San Lorenzo e mi disse che io dicessi a detto mio figliolo che non andassi a casa sua a fare all'amore con detta nocentina altrimenti sarebbero state bastonate, e così feci tal passata lo bravai e gli diedi di molti stiaffi e doppo circa in cinque in sei mesi che morse il Signor Messer Francesco Guidi nostro padrone dissi a detto mio figliolo avverti quello che tu fai adesso non haviamo più chi sia per noi, e detto mio figliolo mi disse che detta nocentina si era partita e tornata a Firenze e che il tenente Fabbio de Bargini da Vigliano gli haveva fatto fare la pace ma che non ostante pareva a detto mio figliolo che i figlioli di detto Guglielmo gli andavano grossi ma però non so che fra di loro ci seguisse altro.

D: Se habbia sentito chi possa haver ammazzato detto suo figliolo.

R: Signor no.

D: Che se viene in cognitione (…) sopra di detto homicidio ne venga a dare notizia alla Corte.

R: Se sentirò nulla lo verrò a dire.

D: Se habbia da somministrare altro alla Corte.

R: Signor no.

Monita rispose haver detto la verità onde veduto sentito accertato e parendo fu dismesso l'esame e licenziata et ordinato precettarsi li di sopra nominati per testimoni a comparire per subito per informazione della Corte pena scudi 25 arbitrio e cattura e procedersi in causa conforme parere di giustizia.

Addì 10 marzo 1670.

Compare personamente avanti.

Giovanni di Piero Chioccioli da San Cresci altro testimone da esaminarsi ex-officio nella sopradetta causa quale giurò monito et.

D: Cha famiglia habbia.

R: Non ho altro che la Menichina mia figliola fanciulla.

D: Se sappia che detta sua figlia habbia alcun damo.

R: Signor no che io sappia.

D: Se conosca Martino Guglelmi dal Popolo di San Cresci.

R: Signor si.

D: Se conosca Jacopo di Luigi della Sudera.

R: Signor si.

D: Se conosca parimenti Paolino di Francesco Santoni da Valigardino Popolo di San Cresci e Pasquino Vettori del Popolo di Barbiana.

R: Signor si che io li conosco.

D: Se questi Martino Guglielmi, Paolino Santoni e Pasquino Vettori fussero a casa sua la sera del 22 febbraio prossimo passato giorno di domenica.

R: Signor si ci furono tutti e tre.

D: Chi de suddetti fusse il primo a venire a casa sua in detta sera.

R: Pasquino Vettori e Jacopo di Luigi della Sudera et in secondo luogo Paolino Santoni et in terzo luogo un terzo d'ora doppo di essi venne Martino Guglielmi.

D: Se in detta sera fussero altri a casa sua.

R: Signor no.

D: Chi fusse il primo di essi a andarsene.

R: Questo Pasquino e doppo di lui gl'altri due che non ci corse dall'uno all'altro quanto a uscire di qui di Palazzo.

D: A che hora si partissero di casa sua.

R: Circa le tre ore e mezzo di notte al più.

D: Che occasione havessero li suddetti di venire in detta sera a casa di lui testimone.

R: Penso che fussero venuti per spassarsi un hora di tempo con la detta mia figliola con lo stare al fuoco e ragionare.

D: Se la suddetta sera s'accorgesse che fra li suddetti da lui nominati vi seguisse alcuna parola e differenza.

R: Signor no se n'andorno e tutti lasciorono la buona sera.

D: Se vedesse che alcuni delli da lui nominati conoscere havessero arme di sorte alcuna.

R: Pasquino Vettori haveva il pugnale e detto Martino Guglielmi haveva una coltella.

D: Se li predetti Martino e Paquino siano soldati o cittadini fiorentini.

R: Non sono cittadini fiorentini che sono poveri contadini e non so che siano soldati.

D: Se dalla detta sera in qua habbia mai veduto li predetti Martino Guglielmi e Pasquino Vettori.

R: Signor no.

D: Se sappia che detto Martino Guglielmi sia a casa sua et in paese.

R: Non lo so.

D: Dove fusse domenica mattina prossima passata a sentire la Messa.

R: A San Cresci.

D: In compagnia di chi andase alla Messa a San Cresci.

R: Andai da me.

D: Se in detta mattina vedesse Jacopo di Luigi della Sudera alla detta Chiesa.

R: Si ce  lo veddi perchè nel tornarmene a casa lo scontrai sul cimitero di detta Chiesa.

D: Se in detto cimitero ci vedesse il Signor Pievano di San Cresci et altri preti et chierici.

R: Signor si.

D: Se sentisse che detto Pievano discorresse con detti preti sopra delle persone di detti Martino Guglielmi e Pasquino Vettori.

R: Signor si.

D: Che dica quel tanto che dice sentisse discorrere il suddetto Signor Pievano con detti preti e chierici.

R: Nel passare da detto cimitero sentii che il predetto Signor Pievano diceva che detto Martino Guglielmi haveva fatto il male e se n'era andato.

D: Di che male dicesse detto Signor Pievano havesse fatto detto Martino.

R: Sentii che diceva detto Signor Pievano che detto Martino haveva morto detto Pasquino Vettori.

D: Se a tal discorso che dice faceva detto Signor Pievano si ritrovasse alcuno presente oltre a preti come ha detto lui testimone, che sentisse quel tanto ha detto haver sentito lui testimone.

R: Scontrai come li ho detto Jacopo di Luigi dalla Sudera sul cimitero e non procurai se vi erano altri con detto Signor Pievano discorrevano il Signor Priore di San Sano et il chierico che serve detto Signor Pievano.

D: Se sappia o habbia sentito dire che a tale homicidio ci habbia hauto alcun altro parte.

R: Signor no.

D: Se per il Popolo di San Cresci si dia la colpa a detto Martino et altri che habbino ammazzato detto Pasquino.

R: Non ho sentito dire nulla per il paese eccetto che dal detto Signor Pievano che sia stato questo Martino che habbia ammazzato questo Pasquino.

D: Se detto Martino Guglielmi sia figliolo di famiglia o libero.

R: Ha il padre, la madre e due fratelli, uno si chiama Giovanni Battista et l'altro Goro sua fratelli carnali che ambedue hanno moglie.

D: Se sappia che detto Martino Guglielmi sia in paese.

R:  Non lo so e penso che sia fuori già che il Signor Pievano disse in detto cimitero che era andato via.

Monito e fattoli più interrogatori in causa opportuni disse non poter dir altro e di haver detto la pura verità onde veduto sentito accertato  e parendo fu licenziato.

Addì 10 detto.

Compare personalmente avanti (…)

Domenica di Giovanni Chioccioli dalle Comunanze Popolo di San Cresci altra testimone da esaminarsi come sopra quale giurò monita et.

D: Se conosca Martino Guglielmi.

R: Signor si.

D: Se conosca parimenti Pasquino Vettori.

R: Signor si.

D: Se questi fussero in casa sua la sera del 22 febbraio prossimo passato giorno di domenica.

R: Signor si.

D: Se in detta sera ci fussero altri.

R: Ci furono Paolino di Cecchino Santoni et Jacopino di Luigi Pesci.

D: A che fare fussero li suddetti a casa di lei testimone in detta sera.

R: Arrivorno li suddetti Pasquino e Jacopino che tornavano dalla Madonna del Sasso per quanto dissero, chiamorno e li fu risposto e così salirono e si posero al fuoco et in un medesimo tempo arrivò Paolino Santoni a domandare se nessuna andava a Firenze et ancor lui si pose al fuoco e di lì a un quarto d'ora arrivò Martino di Guglielmo del Popolo di San Cresci, dette la buona sera si come haveano fatto gli altri et si pose al fuoco ancor lui.

D: Se li suddetti Martino e Pasquino siano soldati o cittadini fiorentini.

R: rispose non sapere.

D: Se la detta sera mentre questi due erano in casa sua al fuoco, come ha detto, havessero arme di sorte alcuna.

R: Pasquino Vettori haveva il pugnale e detto Martino haveva la coltella.

D: Se in detta sera et in detta casa nascesse alcuna parola o differenza fra li suddetti Martino e Pasquino.

R: Signor no.

D: Se mentre erano al suo fuoco questi Martino e Pasquino si parlassero l'un l'altro.

R: Signor si.

D: Se sappia che fra di loro ci passasse buona o mala intelligenza.

R: Si favellavano et non havevano cura di nulla.

D: Se sappia che per avanti sia passata alcuna differenza fra li suddetti Martino e Pasquino.

R: Signor no.

D: Se habbia alcun damo e particolarmente alcuno di questi due.

R: Signor no.

D: Che se questi Martino e Pasquino non fussero stati sua dami non sarebbero venuti a veglia a casa sua e massime in tempo di quaresima.

R: Non sono mia dami nè ho alcuno per damo.

D: Se sappia dove si ritrovi Martino di Guglielmo e Pasquino Vettori.

R: Detto Martino non so dove si ritrovi e detto Pasquino ho sentito dire che sia stato morto.

D: Da chi habbia sentito dire che sia stato morto.

R: L'ho sentito dire alla Pieve di San Cresci dal Signor Pievano di detto luogo.

D: Quando ciò li sentisse dire.

R: Venerdì mattina sul cimitero che ne discorreva con de' preti.

D: Se sentisse che detto Signor Pievano et altri dicesse chi havesse ammazzato detto Pasquino Vettori.

R: Nel passare dal cimitero sentii che detto Signor Pievano diceva con de' preti che era stato ammazzato detto Pasquino e che questo tradimento l'haveva fatto detto Martino.

D: Se altri si ritrovassero presenti a sentire quanto ha deposto haver sentito lui testimone.

R: Della gente ve n'era ma non badai chi fussero, ci era ora che io  mi ricordo Maria di Cecchino Santoni e la Maddalena sua figliola da Valigardino ma non so se possino haver sentito.

Monita e fattoli più interrogatori in causa opportuni disse non haver sentito dire per il paese che si dia la colpa ad alcuno eccetto che quello ha sentito dire dal suddetto Signor Pievano.

D: Se habbia sentito dire per il paese che detto Martino sia andato via.

R: Ho sentito dire pubblicamente che non si trovi più a casa.

Monita disse haver detto la verità onde veduto sentito accertato e parendo fu licenziata.

Addì 10 detto.

Compare personalmente avanti precettato.

Paolo di Cecchino Santoni da Valigardino altro testimone da esaminarsi nella sopradetta causa per informazione della Corte quale giurò monito et.

D: Se conosca donna Dianora di Pasquino Vettori del Popolo di Barbiana.

R: Signor si.

D: Se la detta donna Dianora sia stata in casa sua del mese di febbraio prossimo passato.

R: Ci fu il dì 23 detto da sera che piangeva perchè il suo figliolo Pasquino non era tornato dalla Madonna del Sasso e mi domandò se l'havevamo veduto e gli dicemmo di no che mi pregò io volessi andare alle Comunanze a casa di Giovanni Chioccioli per sentire se ci fusse stato io andai ne domandai a Giovanni Chioccioli quello mi disse che ci era stato la domenica sera che si era partito di casa circa le tre hore di notte si come è la verità perchè la domenica sera vi fui anco io a veder se alcuno andava a Firenze e l'istessa sera ci era ancora Martino di Guglielmo e Jacopo di Luigi della Sudera che ci stemmo la domenica sera fino alle tre hore di notte e tutti ci partimmo a sieme et ognuno prese la strada per casa sua ma il lunedì sera detto Giovanni Chioccioli mi disse che detto Pasquino Vettori non ci era stato e così me ne tornai a casa e la detta donna Dianora era partita e il martedì mattina detta donna Dianora ritornò a casa mia et io le dissi che detto Pasquino non era stato il lunedì a casa di detto Chioccioli et allora lei pregò che io e la Maddalena mia sorella gl'andassimo a insegnare la strada che era solito fare detto suo figlio e così andammo e doppo che si fu camminato per il bosco circa due miglia la detta mia sorella lo vedde e disse eccolo qua che è morto si come lo veddi ancor io ma però da lontano perchè ero con donna Dianora madre di detto Pasquino e così ce ne tornammo indietro e la mia sorella accompagnò donna Dianora a casa  sua et io me ne andai a casa.

D: Come si domanda il luogo dove dice trovasse detto Pasquino essere morto.

R: Il Quarto.

D: Se a detto luogo ci siano case vicine.

R: Sono lontane due miglia o (…)

D: Se la domenica sera che dice fussero li detti Martino e Pasquino a casa di Giovanni Chioccioli havessero arme di sorte alcuna.

R: Pasquino haveva il pugnale e detto Martino haveva la coltella.

D: Se sappia che fra li suddetti Martino e Pasquino ci passasse buona o mala intelligenza.

R: Erano amici che domenica sera che detto Martino arrivò a casa di detto Giovanni Chioccioli dette la buona sera a tutti e mentre s'era al fuoco li predetti Martino e Pasquino ragionavano a sieme, ma però non procurai di quello si ragionaserro.

D: Se li detti Martino e Pasquino siano soldati o cittadini fiorentini.

R: Non sono soldati ne cittadini fiorentini.

D: Se sappia chi habbia ammazzato detto Pasquino.

R: Domenica mattina fui alla Chiesa di San Cresci e sentii il Signor Pievano di detta Chiesa che sul cimitero diceva con de' preti che Martino di Guglielmo haveva morto detto Pasquino.

D: Se si ritrovassero altri presenti che sentissero dire a detto Signor Pievano quello dice haver sentito luo testimone.

R: C'era della gente che usciva dalla Messa che io non li conosco.

D: Se habbia sentito dire da altri che si dia la colpa a detto Martino che habbia ammazzato detto Pasquino.

R: Signor no.

D: Se habbia sentito dire che oltre al detto Martino habbino altri hauto parte in tale homicidio.

R: Signor no.

Monito e fattoli più interrogatori in causa necessari disse non poter dir altro et haver detto la verità onde veduto sentito accerato e parendo fu licenziato.

Addì 10 detto.

Compare personalmente avanti precettata.

Maddalena di Francesco Santoni da Valigardino altra testimone da esaminarsi come sopra quale giurò monita et.

D: Se alli giorni passati fusse in casa sua una tal donna Dianora di Pasquino Vettori da Barbiana.

R: Signor si.

D: Quando ci fusse e per che causa.

R: Ci fu un martedì mattina alla fine di febbraio prossimo passato a cercare di Pasquino suo figliolo e mi pregò per l'amor di Dio che noi andassimo ad aiutarli a cercare di detto suo figliolo e così andai con essa e venne ancora Paolino mio fratello et andando per il bosco, io le veddi morto in terra, luogo detto Bosco al Quarto.

D: Se havesse ferite et arme di sorte alcuna.

R: Non gli veddi ferite, haveva il pugnale in terra.

D: Se vedesse che detto cadavere havesse le tasche fuor de calzoni.

R: L'haveva dentro de' calzoni, arrivò quivi sua madre e li messe le mani in tasca, prese la corona e glie la pose in mano, e ce ne venimmo et io accompagnai donna Dianora a casa sua.

D: Che avverta a dire la verità poichè alla Corte vien rappresentato che detto cadavere haveva le tasche de' calzoni arrovesciate altrimenti anderà in segrete.

R: E' stato rappresentato le bugie a me non importerebbe il dirlo se fusse vero, faccia quello che vuole è padrone.

D: A chi si dia la colpa che habbia ammazzato detto Pasquino.

R: Venerdì mattina prossima passata nel passare dal cimitero dal Signor Pievano di San Cresci sentii detto Signor Pievano che diceva al Priore della Chiesa di San Sano che Martino di Guglielmo da Pruneta haveva ammazzato detto Pasquino.

D: Se si ritrovassero altri presenti a sentire quanto ha sentito lui testimone.

R: La Menichina di Giovanni Chioccioli, Giovani Chioccioli e donna Maria mia madre.

D: Se detto Martino sia in paese.

R: Ho sentito dire pubblicamente che sia andato via.

D e R: Non so che detti Martino e Pasquino siano soldati ne cittadini fiorentini.

D: Se habbia sentito che oltre al suddetto Martino siano intervenuti altri ad ammazzare detto Pasquino.

R: Signor no.

Monita e fattoli più interrogatori in causa opportuni disse haver detto la verità e non poter dir altro, onde veduto sentito accertato e parendo fu licenziata.

Ex-officio per denuntia di Francesco d'Antonio Bellini, Rettore di Campestri, comparsa di donna Dianora vedova moglie fu di Pasquino Vettori del Popolo di Sant'Andrea a Barbiana et per atti dall'infrascritta resultanti si procede (…)

Martino di Guglielmo Marretti del Popolo di San Cresci a Valcava non descritto perchè la sera del 23 febbraio 1670 giorno di domenica ritrovandosi in casa di Giovanni Chioccioli in San Cresci alla veglia dove si ritrovava Pasquino d'un altro Pasquino Vettori del Popolo di Sant'Andrea a Barbiana figlio della suddetta Dianora questo terminata la veglia da quello si partisse intorno alle 4 hore di detta sera e concepito odio contro di detto Pasquino come si può credere per cause non note alla Corte armato di pugnale senza facultà proditoriamente e senza causa trovato detto Pasquino in luogo detto il Bosco del Quarto lo ferisse d'una ferita nel collo sotto l'orecchio sinistro larga due dita e penetrante circa un dito item altra ferita dalla banda sinistra sotto la paletta larga due dita penetrante dentro le costole item altra ferita nel braccio sinistro sopra il gomito circa 4 dita con taglio largo circa 4 dita penetrante fino all'osso item altra ferita sopra la coscia destra larga circa 4 dita penetrante dentro il corpo come per la visita e recognizione di detto cadavere mediante le quali ferite detto Pasquino Vettori rese lo spirito al Signore havendo detto Martino inquisito fatto e commesso quanto sopra dolosamente proditoriamente senza causa e senza facultà d'arme contro le leggi Divine et humane (…)

Addì 14 agosto 1671

Compare personalmente avanti.

Martino di Guglielmo Marretti del Popolo di San Cresci in Valcava inquisito sopradetto al quale dato il giuramento si come giurò factis, monito et.

D: Perchè causa sia comparso alla Corte.

R: Perchè o hauto il comandamento di comparire.

D: Se sappia la causa di tal comandamento.

R: Signor no se  non me lo dice lei.

D: Se sappia d'haver alcun pregiuditio presso la Corte.

R: Signor no.

D: Quando havesse il comandamento.

R: Il dì 13 di questo presente mese la sera e questo giorno del 14 detto sono a comparire all'obbedienza.

D: Se habbia conosciuto un tal Pasquino di Pasquino Vettori del Popolo di Sant'Andrea a Barbiana.

R: Signor si.

D: Quanto tempo sia che non l'ha veduto.

R: Intorno alla fine del mese di febbraio prossimo passato 1670 che fu una domenica sera di detto mese.

D: In che luogo vedesse detto Pasquino Vettori.

R: In casa di Giovannino Chioccioli alla veglia, da San Cresci.

D: Chi altri fusseo a detta veglia.

R: Jacopo di Luigi della Sudera, Paolo di Francesco Santoni di detto Popolo.

D: Che fanciulle fossero a detta veglia.

R: La Maddalena di Francesco Santoni di detto Popolo e la Domenica di Giovannino Chioccioli, dove si faceva la veglia.

D: Se lui constituto facesse all'amore con alcuna delle due fanciulle da lui nominate.

R: Signor si, con la Domenica di Giovannino Chioccioli.

D: A che hora lui constituto arrivasse a detta veglia.

R: Intorno all'un hora di notte.

D: Se vi arrivasse solo o accompagnato.

R: Ero solo.

D: Se il suddetto Pasquino Vettori facesse all'amore con alcuna delle dette due fanciulle.

R: Questo non lo so era bene ancor lui a detta  veglia.

D: Fino a che hora lui constituto, si come li predetti Pasquino Vettori, Jacopo di Luigi della Sudera e Paolo di Francesco Santoni si trattenessero a detta veglia.

R: Fino alle quattro hore di notte in circa.

D: Se lui constituto e detto Pasquino Vettori siano soldati o cittadini fiorentini.

R: Ne' io ne' detto Pasquino siamo soldati o cittadini fiorentini.

D: Se in detta sera et a detta veglia detto Pasquino havesse arme d'alcuna sorte.

R: Haveva il pugnale.

D: Se lui constituto la detta sera et a detta veglia havesse arme d'alcuna sorte.

R: Signor no, anzi ora che io mi ricordo havevo una coltella.

D: Se lui constituto habbia facultà d'usare detta coltella.

R: Signor no.

D: Per quale causa portasse detta coltella già che dice non haver facultà e particolarmente se havesse nimicitie con queste persone.

R: La presi perché uscii di casa di notte per camminare più sicuro ma non ho nimicitia con alcuno.

D: Se infra lui constituto e detto Pasquino Vettori passasse amicitia o no.

R: Eramo amici e ci ritrovavamo di quando in quando assieme alla detta veglia.

D: Se da detta veglia lui constituto si partisse solo o accompagnato.

R: Ci partimmo tutti nel medesimo tempo e nello spartirmi dalli suddetti Pasquino Vettori, Jacopo di Luigi e Paolo Santoni ci salutammo con darci la buona notte, et ognuno prese la strada per casa sua.

D: Se lui constituto se vi andasse la detta sera a casa sua.

R: Mi partii con animo di andarmene a casa ma doppo d'haver camminato circa trenta o quaranta passi scontrai Francesco di Domenico Masi e Santi di Giovanni Battista Bolognesi tutti e due del Popolo di San Cresci a Valcava, quali  mi domandorno se Giovanni Chioccioli faceva la veglia et io li risposi che la veglia era smessa e non vi era rimasto più nessuno e così tornarono indietro e ce n'andammo insieme e quando fummo arrivati alla casa di Francesco di Domenico Masi, detto Francesco c'invitò a star quivi

da lui e detto Santi non volse restare e se n'andò verso casa sua et io perché era tardi stetti a dormire con detto Francesco Masi e la mattina me n'andai a casa.

D: Dove lui constituto sia stato dalla fine del mese di Febbraio prossimo passato fino al presente.

R: Io doppo quattro in cinque giorni della detta veglia me ne partii da casa et andai a stare nelle maremme di Forlì per garzone con il Signor Basilio Tamburini di Marradi di Romagna a guardare le bestie e lavorare le terre per guadagnarmi il pane che sono povero contadino dove erano per garzoni  Menghetto d'Andrea Scarpi da Crespino con Giulio di Bastiano Scarpi di detto luogo Podesteria di Marradi dal qual luogo e maremme di Forlì mi partii al principio di luglio prossimo scorso e me ne tornai a San Cresci a casa per aiutare a fare la ricolta a mio padre dove sono stato fino al presente.

D: Se habbia più veduto il suddetto Pasquino Vettori.

R: Dalla detta sera che si fece la veglia in casa di Giovannino Chioccioli non l'ho più veduto e sentii dire per il Popolo di San Cresci che era stato ammazzato ma non mi ricordo già da chi lo sentissi dire.

D: Se sentisse dire da chi fusse stato ammazzato.

R: Signor no perché doppo d'alcuni pochi giorni me n'andai nelle maremme come gl'ho detto.  

D: Se da che tornò dalle maremme di Forlì habbia inteso dire da chi fusse ammazzato detto Pasquino.

R Signor no.

D: Che distanza sia dalla casa di Giovannino Chioccioli dove ha detto si facesse la veglia alla casa di Francesco Masi dove ha detto restasse a dormire.

R: Ci sarà circa un miglio.

D: Se sappia in che luogo fusse ammazzato il suddetto Pasquino.

R: Quando partii da casa per le maremme di Forlì sentii dire che fusse stato morto nel bosco detto al Quarto posto nel Comune di Monte Giovi.

D: Da chi ciò sentisse dire et in che luogo.

R: Lo sentii dire per il Popolo di San Cresci ma non mi sovviene da chi lo sentissi dire.

D: Se nell'andare in casa di Francesco Massi dove ha detto restasse a dormire si passi dal suddetto bosco dove fu trovato morto detto Pasquino.

R: Signor no perchè a partire da casa di Giovanni Chioccioli per andare a casa di Francesco Masi si va (…) verso Firenze et per andare da casa di Giovanni Chioccioli al bosco dove fu trovato morto detto Pasquino si va verso Dicomano cioè se due si partissero d'un luogo e particolarmente dalla casa di Giovanni Chioccioli per andare uno al suddetto bosco doverà andare all'insù et l'altro all'ingiù per andare a casa di Francesco Masi.

D: Che distanza sia dalla casa di Francesco Masi al suddetto bosco luogo dove fu trovato morto detto Pasquino.

R: Sono tutti poggi e boschi che non sono misurati et penso che ci sarà più d'un miglio miglio e mezzo.

D: Quanti anni habbia lui constituto.

R: Ho diciassette anni.

D: Se sappia veramente chi habbia ammazzato detto Pasquino e se havesse inimicitie con alcuno.

R: Signore io non so chi l'habbia ammazzato nemmeno so che havesse inimicitie.

D: Che alla Corte vien imputato lui constituto habbia ammazzato detto Pasquino Vettori la sera del 23 febbraio prossimo scorso 1670 giorno di domenica doppo la fatta veglia in casa di Giovanni Chioccioli.

R: Hanno detto le bugie non ho fatto tal cosa e non si troverà mai poichè non ho hauto occasione alcuna da detto Pasquino perchè eramo fra di noi amici.

D: Perchè voglia sia data la colpa a lui costituto che habbia ammazzato detto Pasquino Vettori se non fusse vero però si risolva a confessare per verità se habbia commesso tal homicidio altrimenti toccherà la fune e più di quello non si pensa eppoi con suo danno li converrà dirlo.

R: Io non saprei che me l'ha apposto non ha detto il vero e se toccherò della fune la toccherò a torto pazienza non è vero.

Monito benignamente e fattoli più interrogatori in causa opportuni sempre stette nel suo detto onde veduto e parendo fu dismesso l'esame et ammesso alla risposta dell'inquisizione contro di lui formata quella lettoli et a quella con suo giuramento factis rispondendo negò e nega il contenuto di quella contro di lui facente essere stato et essere vero referendosi al suo constituto nondimeno volendo promesse stare (..) e pagare presenti.

Il Signor Anton Giuseppe di (…) Giulio Celli et

(…) Cristofano Valgimigli, di Scarperia, testimoni.  

(…) fu monito e rimandato al suo luogo.

Addì 15 detto.

Per la parte del suddetto Martino inquisito fu presentata una scritta di Capitoli a sua difesa del tenore che segue in atti numero 17.

Il Signor Vicario sedendo veduta la detta scritta di Capitoli presentata per il sopradetto Martino inquisito quella ammesse (…) et successivamente commesse notificarsi a donna Dianora Vettori madre del predetto Pasquino con termine di due giorni a tor copia e fare (…) detto termine si verrà all'esame dei testimoni nominati in detti Capitoli la sua (…) non ostante (…) notificarsi alla medesima donna Dianora la risposta fatta dal sopradetto Martino inquisito alla suddetta inquisizione con termine di giorni dieci a tor d'essa copia, dire dedurre et allegare quanto gli occorra di ragione (…) si procederà in causa conforme di giustizia.

Addì 16 detto fu notificata la suddetta scritta di Capitoli si come la risposta che stata fatta all'inquizione per detto inquisito con li termini che sopra assegnati con cedola in scripti in persona di donna Dianora madre del sopradetto Pasquino defunto e querelante per Jacopo Fabbrini cavallaro (…)

  1.  (ACSP 1237 c. 207 r.)

I Capitoli.

Esistente nelle carceri segrete di V. S. Molto Illustrissimo Signor Vicario di Scarperia e sua Corte compare.

Martino di Guglielmo Marretti da San Cresci a Valcava in suo proprio nome senza revocazione et in ogni altro modo migliore che comparire li bisognasse nella causa dell'ingiusta calunniosa e falsa inquisizione formatoli contro per la Corte di V. S. per denuntia d'Antonio Ballini Rettore di Campestri alla (…) volendo il povero Martino come falsamente processato per inquisizione far contare la sua pura innocenza nel termine assegnatoli a fare le sue difese. Perciò dà fà e produce gli appiè articoli qual provare intende per testimoni degni di fede e per ogni altra sorta di le3gittima provatione facendo interrogare (…) quelli (…) e sopradetti medesimi. (…) esaminarsi gli appiè testimoni (…)

Prima dunque (…) articolo tutto il processo in causa fabbricato nelle parti facienti a suo favore e non altrimenti.

Come detto inducente è giovane di ottime qualità, timoroso di Dio e della giustizia, non rissoso ne scandaloso ma vivere a fare ationi di persona honorata e da non commettere male di sorte alcuna.

Come l'inducente è stato sempre assiduo di Pasquino di Pasquino Vettori da Barbiana e fra essi è sempre passata buona intelligenza.

Come l'inducente una domenica sera da 23 febbraio 1670 si ritrovò in casa di Giovannino Chioccioli alla sua veglia a San Cresci e finita che fu che era circa le quattro ore di notte se ne andò a casa sua, e quando fu fuora di casa di detto Chioccioli circa 50 passi si incontrò in Francesco di Domenico Masi e Santi di Giovanni Battista Bolognesi da San Cresci che venivano a detta veglia.

Come detti Masi e Bolognesi domandorno all'inducente se il Chioccioli faceva la veglia e gli fu risposto dal medesimo che detta veglia era finita e così tutti tre insieme se ne tornorno di compagnia verso le loro case et arrivati alla casa di detto Masi et il detto Bolognesi si partì da loro e se ne andò a casa sua.

Come detto inducente è solito ogni anno d'inverno in particolare andare nelle maremme a campare la vita si come ha fatto, et alla fine di febbraio scorso 1670, è stato nelle maremme di Forlimpopoli a servire il Signor Basilio Tamburini a lavorare per garzone a guardare le bestie in compagnia di Menghetto d'Andrea Scarpi e di Guliano di Bastiano Scarpi di Crespino.

Come l'inducente con detti Scarpi si partì da Forlimpopoli da detto signor Tamburini al principio di luglio prossimo passato et è stato continuamente a casa sua con suo padre a fare le faccende del podere.

Come da chiunque è stato inteso che l'inducente sia stato imputato et inquisito di haver ammazzato Pasquino Vettori da Barbiana è stato creduto e si crede per certo che esso sia stato inquisito e processato a torto poichè sempre fra esso inducente e Pasquino Vettori è passata buona intelligenza.

Come stante vero quanto sopra come è verissimo l'inducente merita essere assoluto dal contenuto di detta inquisizione.

10°

Che delle predette cose ne fù et è pubblica voce e fama.

Nomi de testimoni.

Santi Bolognesi e

Francesco Masi da San Cresci sopradetti a  2, 3 4, 5, 6, 7, 8 et 9.

Domenico d'Andrea Scarpi e

Giuliano di Bartolomeo Scarpi da Crespino sopradetti a 2, 6,7 e 10.

Addì 24 agosto 1671

Presentata.

Addì 26 agosto 1671.

Compare personalmente avanti.

Francesco di Domenico Masi del Popolo di San Cresci a Valcava testimone indotto prodotto e nominato da Martino di Guglielmo Marretti da San Cresci inquisito sopradetto da esaminarsi sopra de Capitoli dal medesimo presentati al quale Francesco dato il giuramento si come giurò factis, monito.

Esaminato sopra il 2° Capitolo quello lettoli ammesso il primo quia juris disse essere la verità come detto Martino capitolante è giovane di ottime qualità timoroso di Dio e della giustizia non rissoso non scandaloso ma vivere e fare azioni di persone honorate et a non commettere male di sorte alcuna.

In causa scientis per essere del medesimo Popolo di detto inducente et haver di esso piena cognitione e pratica del luogo predetto del tempo circa 16 anni sono (…) disse di se e di tutti del detto Popolo che ne hanno cognitione.

Esaminato sopra il 3° Capitolo lettoli disse essere vero come l'inducente è stato sempre amico di Pasquino di Pasquino Vettori da Barbiana e fra essi è sempre passata buona intelligenza.

In causa di suo sapere per haver veduto li predetti Pasquino et il suddetto Martino capitolante praticare et andare insieme alla Chiesa per sentir la Messa veglie e balli del luogo di San Cresci et altrove dal tempo di che ha cognitione de medesimi (…), disse di se e di quelli del medesimo Popolo et altri Popoli convicini che ciò possono sapere.

Esaminato sopra il 4° Capitolo lettoli disse essere la verità come l'inducente una domenica sera del 23 febbraio 1670 si ritrovò in casa di Giovannino Chioccioli alla veglia a San Cresci e finita che fu che erano circa le quattro hore di notte se n'andasse a casa sua e quando fu fuori di casa di detto Chioccioli circa 50 passi s'incontrò in Francesco di Domenico Masi e Santi di Giovanni Battista Bolognesi da San Cresci che venivano a detta veglia.

In causa scientis luogo e tempo che sopra in detto Capitolo (…) disse di se e di Santi di Giovanni Battista Bolognesi di detto luogo.

E sentito sopra il 5° Capitolo lettoli disse come lui testimone e Santi Bolognesi domandorno all'inducente se il Chioccioli faceva la veglia e li fu risposto dal medesimo che detta veglia era finita e così tutti e tre assieme tornorno verso le case loro ed avvicinati alla casa di detto Masi testimone costituto l'inducente si fermò quivi e stette a dormire in casa di detto testimone et il Bolognesi si partì da loro e se n'andò a casa sua.

In causa scientis luogo tempo che sopra disse di se e di detto Santi Bolognesi.

E sentito sopra il 6° Capitolo lettoli disse del contenuto in detto Capitolo sapere che l'inducente è solito og'anno d'inverno andare nella maremme a campare la vita per garzone a guardare le bestie si come alla fine del mese di febbraio si partì da casa per le maremme.

In causa di suo sapere per esserli ciò noto come quello che è del medesimo Popolo dell'inducente del luogo e tempo che sopra (…) disse di se e di quelli di San Cresci che ciò possono sapere.

E sentito sopra il 7° Capitolo lettoli disse del contenuto in detto Capitolo poter deporre che il predetto inducente dal principio di luglio si partisse dalle maremme e tornato a casa è stato quivi con suo padre a fare le faccende del podere.

In causa scientis per haver veduto più volte detto Martino capitolante del luogo a casa del medesimo e per detto (…) del tempo dal mese di luglio prossimo passato in qua (…) disse di se et quelle persone di San Cresci che lo possono haver veduto.

E sentito sopra l'8° Capitolo lettoli disse come da chiunque è stato inteso che il capitolante sia stato imputato et inquisito d'haver ammazzato Pasquino Vettori di Barbiana è stato creduto e si crede per certo che esso sia stato inquisito e processato a torto poichè sempre fra esso inducente e Pasquino Vettori è passata buona intelligenza.

In causa di suo sapere del luogo in San Cresci del tempo intorno la fine del mese di febbraio prossimo passato in qua del certo disse di se e di quelli di detto Popolo che sono informati delle qualità di detto Martino capitolante.

E sentito sopra il 10° e ultimo Capitolo de fama ommesso il 9° quia juris disse che delle cose da lui costituto deposte ne fu ed è pubblica voce e fama.

Sopra i generali e sua persona disse essere d'età d'anni 26, confessato e sacramentato in debiti tempi non istrutto ne suburato (..) in modo alcuno interessato ma ciò haver detto per la mera verità non altrimenti (…) fu licenziato (…)

Addì 29 agosto 1671.

Il Signor Vicario sentito visto essere terminato tutti i termini (…) e volendo venire alla totale speditione della causa commesse aprirsi e pubblicarsi il processo fino qui fatto e fabbricato si come quello (…) pubblicato haver volse havendo prima (…) i testimoni esaminati ex-officio et commesse notificarsi (…) pubblicamente alle dette parti con termine di giorni cinque ad havere tolto copia, dire dedurre et (…) volendo quanto gli occorre di ragione.

Addì 31 detto.

Fu notificata la suddetta pubblicamente con cedola del tenor che sopra in persona della suddetta Dianora querelante per Jacopo Fabbrini cavallaro come referse et al suddetto Martino inquisito con cedola del tenor sopradetto in persona alla prigione per Diacinto Fabbrini soprastante come referse.

(ACSp 1237)

Scarperia

Martino di Guglielmo Marretti del Popolo di San Cresci a Valcava non descritto.

Querelato per dununzia di Francesco d'Antonio Bellini, Rettore di Campestri e per comparsa di donna Dianora vedova moglie fu di Pasquino Vettori del Popolo di Sant'Andrea a Barbiana. Perchè la sera del 23 febbraio 1670 giorno di domenica ritrovandosi in casa di Giovanni Chioccioli in San Cresci alla veglia dove si ritrovava Pasquino d'un altro Pasquino Vettori del Popolo di Sant'Andrea a Barbiana figlio della suddetta Dianora questo terminata la veglia da quello si partisse intorno alle 4 hore di detta sera e concepito odio contro di detto Pasquino come si può credere per cause non note alla Corte armato di pugnale senza facultà proditoriamente e senza causa alcuna trovato detto Pasquino in luogo detto il Bosco del Quarto lo ferisse d'una ferita nel collo sotto l'orecchio sinistro larga due dita e penetrante circa un dito item altra ferita dalla banda sinistra sotto la paletta larga due dita penetrante dentro le costole item altra ferita nel braccio sinistro sopra il gomito circa 4 dita con taglio largo circa 4 dita penetrante fino all'osso. Item altra ferita sopra la coscia destra larga circa 4 dita penetrante dentro il corpo come per la visita e recognizione di detto cadavere mediante le quali ferite detto Pasquino Vettori rese lo spirito al Signore havendo detto Martino inquisito fatto e commesso quanto sopra dolosamente proditoriamente senza causa e senza facultà d'arme contro le Divine et humane leggi (…)

Consta di dette ferite per la visita mediante le quali fu trovato morto nel suddetto bosco sotto lì 24 detto come per la denunzia del Sindaco et per la querela di donna Dianora madre di detto Pasquino occiso.

Milita contro l'inquisito d'haver commesso l'homicidio nella persona del detto Pasquino dal deposto di numero 6 testimoni esaminati ex-officio et dal 7° per haver ciò sentito alla (Pieve ?) di San Cresci dal Signor Pievano in detta Chiesa mentre vi discorreva con altri preti nel passare di quivi e ciò si dicessi pubblicamente per il Popolo di San Cresci.

In esclusione dell'asserto homicidio preteso dalla madre del defunto come nel suo constituto l'inquisito prova che uscito dalla suddeta veglia la sera del 23 febbraio circa le 4 hore di detta sera, scontrasse lontano dalla casa di detta veglia circa 50 passi Francesco di Domenico Masi e Santi di Giovanni Battista Bolognesi ambi del Popolo di San Cresci da quali li fu domandato se Giovanni Chioccioli faceva la veglia e da esso inquisito li fu risposto era fornita, e così di comune concordia se n'andorno verso le case loro, et arrivati alla casa di Francesco Masi del Popolo di san Cresci si fermò quivi e stette l'inquisito a dormire in casa con detto Francesco, et il suddetto Santi Bolognesi se n'andò a casa sua, come per il deposto de medesimi esaminati a sua difesa sopra de Capitoli dal suddetto inquisisto, e che fra l'inquisito et il suddetto Pasquino defunto passasse buona intelligenza e pratica lo espongono i medesimi testimoni, et che l'inquisito sia stato nelle maremme doppo la seguita morte del detto Pasquino per campare la vita, si prova ciò esser suo solito come per il deposto di quattro testimoni a sua difesa esaminati, e che sia doppo la sua partita dalle maremme intorno al principio di luglio prossimo passato stato a casa di suo padre a San Cresci a  far le faccende del podere.

Costa dal deposto di 2 testimoni esaminati a sua difesa, non di meno (…).

Il Signor Vicario saria di parere di torturare l'inquisito benchè minore di 17 anni per il deposto del medesimo per lo spatio di un quarto d'hora, e sostenendolo sospendere il processo fino a nuovi e migliori inditii “etiam perempta instantia causae” et però dar mallevadore “iuxta vires” di rappresentarsi “toti quoties (…)” et confessando di condannarlo alla testa per l'homicidio suddetto secondo la legge (…) et per la delazione del pugnale senza facultà in scudi 20, tratti 2 di fune e perdita di esso o sua valuta (…)

Il Signor Auditore Farinola dice concorro, ma confessando vorrei che si facesse nuovo disegno riproponendo.

Il Magistrato ha ordinato relassarsi con mallevadore di rappresentarsi “totis quotie” etiam (…)

(…)

Sta bene il parere del Magistrato.

f.to Emilio Luci 28 settembre 1671.

(ASF Otto di Guardia e Balia 2038)

Alla fine della storia, Martino viene rilasciato senza che si venga a conoscere il nome dell'assassino o degli assassini.

Documenti originali

Addì 16 detto (gennaio 1820)
Si legge nell'atto di morte nella Pieve di San Rom…